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Massimiliano Allegri, lo abbiamo già detto, non ha avuto le risposte che cercava da Cagliari-Juve. A deludere anche Carlos Alcaraz, che come Timothy Weah non ha saputo sfruttare la grande chance concessagli dal primo minuto e sostanzialmente ha figurato a centrocampo come un fantasma.

L'argentino, comunque, era in "buona" compagnia, come riflette La Gazzetta dello Sport in una cruda ma onesta analisi: "L’istinto di sopravvivenza smuove le montagne e il Cagliari, a caccia della salvezza, ha giocato un primo tempo strepitoso per intensità e aggressività. Il rovesciamento delle parti, una volta era la Juve a mangiarsi gli avversari, ma questa Signora è una copia sbiadita delle Juve che furono. Per 45 minuti gli allegriani sono stati sopraffatti perché non ci mettevano l’anima e perché non sapevano che cosa fare del pallone, se non passarselo per linee orizzontali. Federico Chiesa era disperso in alto a sinistra, fuori da qualunque schema. Alcaraz e Rabiot brillavano come interni di... design, ottimi complementi d’arredo. Locatelli veniva portato a spasso da Gaetano, oscillante tra la posizione di trequartista e di falso nove". 

"E poi - prosegue la rosea - le enormi difficoltà dei difensori bianconeri sulle potenti accelerazioni di Luvumbo, lo spacca Juve. Danilo manco lo vedeva, Bremer non sapeva come prenderlo, perché Luvumbo, nella prima frazione, si è mosso su tutto l’orizzonte dell’attacco. Arrivava ad alta velocità in verticale e devastava le aiuole davanti a Szczesny [...]. Il talento di Yildiz – ai giovani bravi andrebbe concessa più fiducia – ha fatto sì che la reazione non fosse soltanto di pancia e avesse un suo fondamento tecnico. Per ridare colore alla Juve è stato però necessario un calcio di punizione dallo spigolo sinistro dell’area cagliaritana".

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